Si rimane disorientati e certamente delusi entrando nelle sale della mostra di Modigliani allestita a Livorno, la cui propaganda, dalla quale eravamo rimasti attratti, recita: “Modigliani a Livorno, il ritorno di Dedo”.
Di questo così importante legame con la città natale in effetti non vi è traccia in questa “mostra a pacchetto” che unisce due collezioni private che non riescono in alcun modo a restituire un senso compiuto a questo presunto loro dialogo.
A Livorno avremmo voluto piuttosto ammirare le opere dei suoi amici pittori livornesi, alcuni grandissimi, che avevano con lui partecipato all’apprendistato artistico presso Guglielmo Micheli, come Oscar Ghiglia, al quale Modì fu legato da profonda stima e amicizia e da una comune sensibilità espressiva.
Nemmeno una citazione espositiva per l’altro grande livornese Giovanni Fattori (imperdonabile!), che di quella generazione di artisti e non soltanto fu l’indiscusso maestro e ispiratore. Lo stesso Dedo rielaborò la pennelllata costruttivista di Fattori, amplificandone i toni e allungandola, riuscendo, attraverso questa peculiarità, a rendere mosse e vibranti le superfici, utilizzando queste pennellate come le tessere di un mosaico.
Pareti multi colorate, inutilmente sgargianti, piuttosto basse di altezza, esteticamente povere e realizzate senza alcun design, ospitano una quantità impressionante di dipinti, letteralmente appiccicati fra loro, di una moltitudine di artisti tranne che di Modigliani, al quale è riservata una piccola nicchia con nove quadri a olio, fra i quali non vi è per esempio nemmeno uno degli emblematici nudi.
Poco più in là, in un corridoio di passaggio sono appesi circa venti disegni, per lo più opere minori.
Questa non è certo una grande mostra di Modigliani ma semmai una miscellanea di opere di Suzanne Valadon, André Derain o di Chaïm e fra loro, molto meno rappresentato degli altri, Modigliani.
Nella ricorrenza del centenario dalla morte (1920) ci saremmo aspettati un importante sforzo dell’amministrazione comunale: un ritorno in grande stile di Modigliani a Livorno che illustrasse tutto il percorso del maestro livornese, a partire proprio dagli ineludibili e fondamentali e ben più importanti legami artistici con l’Italia, in un itinerario espositivo ben ponderato e sufficientemente indagato che sapesse mettere in luce le radici del genio e invece ci siamo trovati di fronte all’ennesima mostra con più ombre che luci. Troppo poco per un capoluogo con la storia, la vocazione e l’ambizione culturale di Livorno, davvero troppo poco per Modì che fuggì incompreso da questa città nella quale oggi ritorna come un’ombra.