IL RITRATTO BELLE ÉPOQUE (1891-1924)
A partire dagli anni novanta le silhouette, così come le forme originali delle nobildonne che sfilarono di fronte al suo cavalletto, furono soggiogate dall’incombenza delle pennellate; le posizioni serpentine assunte dai corpi femminili, portarono spesso la concettualità dell’artista al di fuori degli schemi della ritrattistica ufficiale.
I salotti cittadini erano quanto di meglio potesse attendersi Boldini, entusiasta dell’ambiente altolocato nel quale era riuscito con tanta fatica a introdursi divenendone protagonista indiscusso e garantendosi proficue commissioni.
Sono gli anni dei ritratti a grandezza naturale, dipinti seguendo una parabola estetica speculare alla moda e alle consuetudini di quella società sempre meno tradizionale e ottocentesca e sempre più aperta al progresso. Fra le “divine”, questa la definizione da lui coniata per le centinaia di muse passate per il suo atelier, figurano i nomi più in vista della bella società internazionale come Consuelo Vanderbilt, duchessa di Marlborough, le cilene de Ossa, la consorte di Jules-Louis Veil-Picard, fratello del banchiere Arthur Veil-Picard, la contessa de Leusse, l’attrice Alice Regnault, la baronessa donna Franca Florio, la marchesa Luisa Casati e il maestro Giuseppe Verdi, per citare solo pochi esempi dal vastissimo repertorio di personalità illustri.
Con avidità mefistofelica, Boldini fece sfilare sulle sue poltrone stile Impero o Luigi XV le donne più avvenenti dell’alta società francese, immobili e intimidite sotto lo sguardo rapace e diretto del genio che – parafrasando artisticamente i loro dialoghi, riferendo di loro ciò che esse volevano più di ogni altra cosa tacere – le adulava e le invitava a esprimersi senza reticenze e così ne carpiva il carattere. Rispondendo senza eccezioni a un modello di bellezza idealizzato, Boldini coinvolgeva le sue muse, complici loro malgrado, in un gioco psicologico perverso, manifestando dapprima un consenso incondizionato per i loro apparentemente inflessibili principi e, poi, facendole cadere via via in contraddizione, portando, subdolamente ma progressivamente, in tutta evidenza la fragilità delle loro certezze, così come gli aspetti più sensuali e conturbanti della loro personalità di donne, madri e mogli spesso frustrate. Dai primi anni del Novecento fino perlomeno al primo conflitto mondiale, l’artista conobbe una costante ascesa professionale che venne meno soltanto a partire dal 1917, quando subì un fortissimo abbassamento della vista.